Strategie di marketing e comunicazione per Natale

Il periodo natalizio è un momento magico per chi vende prodotti e ancor più è necessario essere presenti e visibili sul mercato. Cosa fare per aumentare la propria visibilità su internet o per emergere tra i concorrenti? Ecco alcune strategie da tenere in considerazione:

Comunicazione sul sito in ottica “regali”

Sul sito internet i contenuti già presenti possono essere riorganizzati in modo da mettere in evidenza i prodotti migliori da regalare. Prepara e metti in evidenza anche i contenuti che spiegano eventuali promozioni e concorsi attivi durante il periodo natalizio nel tuo negozio o con l’acquisto online sul tuo sito.

Content Marketing

Nel caso in cui sul proprio sito si abbia un blog, sarebbe opportuno preparare una serie di articoli raggruppando e descrivendo i migliori prodotti presenti nel catalogo che possono essere regalati ai propri cari, magari per categorie di persone. Cerca sempre nei contenuti di focalizzare:

“cosa può essere regalato”,

“a chi può essere regalato”

“le caratteristiche per cui può piacere come regalo”.

Esempio: Hai una profumeria? Potresti preparare un articolo con i migliori profumi da donna del 2013 da regalare alla mamma o i migliori profumi da uomo del 2013 da regalare al proprio fidanzato.

Articoli originali come questi, in cui si tratti dei prodotti con il tuo marchio o che linkino al tuo sito, possono essere proposti per la pubblicazione su blog che trattino di articoli da regalo in generale o in blog del tuo settore.

Il Content marketing non è solo testi, ma anche video, immagini, infografiche, ecc: ad esempio potresti fotografare le tue vetrine addobbate per Natale o riprendere in video le fasi dietro le quinte dell’allestimento natalizio del negozio o dell’ufficio.

Search Engine Marketing

Le ricerche sui motori di ricerca esplodono durante l’avvento. In particolare sono ricercati “articoli da regalo”, “idee regalo”, “regali” e tutta una serie di ricerche associate. Soprattutto nel caso in cui il tuo sito non goda di un buon posizionamento naturale, può essere utile pensare di avviare una campagna di Keyword Marketing attraverso Google Adwords. Il tuo annuncio a pagamento sarà posizionato negli annunci sponsorizzati per le stringhe di ricerca utili a portare un cliente interessato ad un prodotto che tu vendi sul tuo sito.

Visto che nel periodo natalizio sarà più alta la concorrenza (e quindi il costo per clic sarà più alto per stringhe ad alta concorrenza), è preferibile lavorare sulla “coda lunga” delle ricerche, scegliendo stringhe meno richieste e a più bassa concorrenza con cui ottenere visite ad un basso prezzo per clic.

Social Media Marketing

E’ possibile programmare campagne di annunci simili a quelli di Adwords anche con Facebook Advertising, in modo che vengano mostrati all’interno del social network solo a persone profilate per età, sesso, area geografica, interessi, stato civile (dichiarati sul social network).

Le nuove frontiere del social media marketing permettono anche strategie di remarketing, facendo visualizzare i tuoi annunci solo ai clienti che già hanno comprato sul tuo ecommerce o che hanno un account ma che ancora non hanno acquistato.

Email Marketing

Prepara un’email con le tue migliori promozioni per Natale o con i contenuti già scritti sul tuo blog sui “prodotti da regalare a Natale”. Invia il messaggio al tuo database di email dei clienti (che ti abbiano rilasciato il consenso per l’invio di promozioni), per informarli delle nuove offerte. Alcuni clienti “dimenticano” di aver acquistato su un ecommerce o in un negozio fisico specifico: l’email fungerà da remainder.

Nel caso in cui tu abbia un database di email troppo piccolo, è possibile rivolgersi a servizi a pagamento che inviano email a soggetti profilati, pagando un prezzo concordato ad invio.

Marketing non-convenzionale

Se proprio vuoi stupire, puoi pensare al marketing non-convenzionale. Un flashmob con canzoni natalizie davanti al tuo negozio? La distribuzione di inviti per un tuo evento fatta da tante persone vestite da elfi? Un gioco di luci o di animazione su cartelloni posizionati ad hoc in una piazza? Splendide idee possono essere realizzate con un po’ di fantasia e tanta organizzazione. E’ molto importante che la fase di preparazione e quella effettiva della strategia siano riprese da più videocamere, in modo da non perdere nessun momento e immortalare le espressioni nei volti degli spettatori. Le campagne di marketing non-convenzionale hanno ovviamente costi di realizzazione più alti, ma se ben progettate possono portare alla realizzazione di video potenzialmente virali, che non smettono di portare i loro frutti anche a distanza di molto tempo. Sul nostro sito abbiamo raccolto dei video di campagne di marketing non convenzionali nel periodo Natalizio.

Fonte: Newcomweb

Da iPhone 2G ad iPhone 7 plus: i 9 anni dello smartphone di Apple

Sono passati poco meno di 10 anni dal 9 Gennaio 2007, giorno in cui Steve Jobs, il CEO di Apple annunciò al mondo il suo cellulare che permetteva agli utenti di chiamare semplicemente puntando con il dito su un nome o su un numero. Un cellulare che non solo avrebbe rivoluzionato il mercato ma un prodotto che avrebbe anche cambiato radicalmente il volto dell’azienda.

iPhone (chiamato anche iPhone 2G o iPhone EDGE) racchiude in se tre device: un telefono, un un iPod widescreen con controlli touch ed un dispositivo di comunicazione Internet con email di livello desktop, web browsing, funzionalità di ricerca e mappe. iPhone ha un display da 3.5 pollici, definito ampio all’epoca, e non usa un pennino, a Jobs non piacevano. Per navigare la sua interfaccia basata su OSX si utilizzano quelle che venivano definite come “il miglior puntatore con cui siamo nati”, le nostre dita.

iPhone supporta le reti GSM di seconda generazione, ha una scocca in alluminio, una fotocamera da 2 megapixel, un processore da 412MHz e 128MB di RAM.

Secondo Jobs, iPhone era cinque anni avanti rispetto a qualsiasi altro telefono cellulare. Sul palco del MacWorld, Jobs lesse anche un’interessante citazione di Alan Key: “Coloro che sono seriamente intenzionati a realizzare software dovrebbero anche farsi il proprio hardware”

iPhone arriva sul mercato statunitense il 29 giugno 2007 in due tagli di memoria: uno da 4GB venduto al prezzo di 499 dollari ed uno da 8GB venduto a 599 dollari. A settembre dello stesso anno il modello da 4GB viene tolto dal mercato ed il modello da 8GB scende a 399 dollari. A gennaio del 2008 viene affiancato da una versione da 16 GB venduta a 499 dollari.

Nel solo giorno di lancio furono venduti oltre 525.000 iPhone. Tra Settembre e Novembre del 2007, iPhone arriva anche in Inghilterra e Germania, venduto tramite operatori, ed in Francia, senza nessun vincolo contrattuale.

Il 9 giugno del 2008, Apple annuncia il nuovo iPhone 3G che combina tutte le funzionalità di iPhone con le prestazioni offerte dalle reti 3G. iPhone 3G ha anche un GPS integrato ed è basato su piattaforma iPhone 2.0. L’11 luglio 2008 arriva in 22 paesi, Italia compresa. Nel corso dell’anno il mercato si allarga ad oltre 70 nazioni. A Luglio arriva anche l’App Store.

Dal palco del WWDC, l’8 Giugno del 2009 è Phil Schiller ad annunciare una versione riveduta ed aggiornata di iPhone 3G, iPhone 3GS. Restano invariati design e dimensioni ma arriva il supporto alle reti HSDPA, una batteria più capiente ed una fotocamera da 3.2 megapixel con messa a fuoco automatica e con la possibilità di registrare video. Migliora anche il tocco e la visibilità del display grazie ad un trattamento oleorepellente. iPhone 3GS è basato sulla versione 3.0 di iPhone OS che offre oltre 100 nuove funzionalità tra cui il taglia, copia ed incolla.

Design completamente rinnovato per iPhone 4, definito da Steve Jobs, il più grande salto in avanti dal primo iPhone. Annunciato il 7 giugno 2010 sul palco del WWDC, iPhone 4 ha un profilo in alluminio e vetro anche sulla parte posteriore. All’epoca era uno degli smartphone più sottili mai realizzati ma soffriva anche di un problema di ricezione che si verificava quando lo si impugnava in un determinato modo. iPhone 4 ha un nuovo display definito “Retina”, sempre da 3.5 pollici ma con risoluzione di 960×640 pixel, un processore Apple A4, un giroscopio a 3 assi ed una fotocamera posteriore da 5 megapixel con flash LED in grado di registrare video in HD. iPhone 4 è basato su sulla quarta versione della piattaforma operativa di Apple, denominata ora iOS, e consente anche di effettuare videochiamate FaceTime tramite la fotocamera anteriore VGA.

E’ il 4 Ottobre del 2011. Alla presentazione del nuovo iPhone 4S c’è un posto in prima fila vuoto con un cartello “riservato”. Fino all’ultimo momento la speranza era che fosse occupato da Steve Jobs le cui condizioni di salute erano divenute ormai precarie. Sul palco c’è Tim Cook che da circa un mese era il nuovo CEO di Apple. Come accaduto con iPhone 3GS, iPhone 4S mantiene invariato il design ma viene migliorato l’hardware e vengono risolti i problemi di ricezione di iPhone 4. Tra le novità ci sono un nuovo processore dual core Apple A5 ed una fotocamera posteriore da 8 megapixel in grado di registrare video in risoluzione Full HD. Il sistema operativo è iOS 5 che integra SIRI, l’assistente vocale che permette di utilizzare comandi vocali naturali.

Il 12 Settembre del 2012, Apple annuncia iPhone 5, il primo iPhone senza Steve Jobs anche se dietro alla realizzazione di questo device ci sarebbe un suo completo coinvolgimento, il suo ultimo, grande progetto. iPhone 5 è basato nativamente su iOS 6, ha un nuovo design caratterizzato da una sottile scocca in metallo con un inserto in vetro, un display più ampio da 4 pollici con risoluzione di 1136×640 pixel, un processore A6, 1GB di memoria RAM, una fotocamera anteriore da 1.2 megapixel, supporta le reti LTE ed ha un nuovo connettore Lightning. Con iPhone 5 arrivano anche le nuove cuffie EarPods. iPhone 5 supera i due milioni di unità preordinate in sole 24 ore.

Il 10 settembre 2013, fedele al suo ciclo biennale di design, Apple annuncia iPhone 5s. Resta invariato il design ma arriva la nuova variante di colore oro. iPhone 5s integra un processore A7 con un’architettura a 64 bit, una rinnovata fotocamera posteriore sempre da 8 megapixel ed il Touch ID per sbloccare in sicurezza il device tramite il riconoscimento delle impronte digitali. iPhone 5s è basato nativamente su iOS 7 che offre un’interfaccia grafica completamente ridisegnata sotto la supervisione di Jony Ive.

Con iPhone 5s viene anche annunciato iPhone 5C, un iPhone atteso dal mercato come un modello a basso costo ma che si rivela, in pratica, un iPhone 5 con scocca in policarbonato colorato e prezzi sostanzialmente allineati a quelli degli altri modelli.

Il 9 Settembre del 2014, Apple arrivano i nuovi iPhone 6. Per la prima volta vengono annunciati due versioni di iPhone, uno con display da 4.7 pollici, ed uno con display da 5.5 pollici di diagonale, l’iPhone 6 Plus. Cambia radicalmente il design che abbandona le spigolosità dei modelli precedenti per far spazio a linee più morbide ed arrotondate. I nuovi iPhone 6 integrano un processore A8 a 64bit, connettività NFC per pagamenti tramite Apple Pay e sono basati nativamente su iOS 8. iPhone 6 Plus, in più, ha una fotocamera posteriore anche con stabilizzatore ottico. Nel primo weekend di disponibilità, Apple vende 10 milioni di iPhone 6.

E’ il 9 settembre 2015, arrivano le versioni “S” degli iPhone 6. Caratteristica principale di questi nuovi iPhone è il 3D Touch che rileva la pressione del dito sul display per consentire di accedere rapidamente a diverse funzionalità ed offrire nuove possibilità di interazione. iPhone 6s e iPhone 6s Plus sono realizzati in alluminio serie 7000, più resistente rispetto a quello utilizzato per gli iPhone 6. Arriva la nuova colorazione oro rosa e vengono migliorate le prestazioni grazie al processore Apple A9. La fotocamera posteriore è ora da 12 megapixel mentre quella anteriore sale a 5 megapixel. Il nuovo TouchID di seconda generazione permette un riconoscimento delle impronte più rapido ed accurato.

Con un annuncio arrivato un po’ a sorpresa, il 21 Marzo del 2016 Apple lancia iPhone SE, uno smartphone che rispolvera il design di iPhone 5 mantenendone invariata anche la diagonale del display, ma che integra diverse caratteristiche degli iPhone 6s tra cui il processore Apple A9 ed una fotocamera posteriore da 12 megapixel con possibilità di registrazione video in 4K. iPhone SE viene venduto in quattro varianti di colore ed in versioni da 16GB e 64GB.

Il 7 settembre 2016 vengono annunciati da Apple i nuovi iPhone 7. A differenza di quanto accaduto in passato, viene mantenuto pressoché invariato il design rispetto alla generazione precedente. Sono sempre due i modelli, iPhone 7 ed iPhone 7 Plus ma arrivano le nuove colorazioni nero opaco e jet black. Disponibili nei tagli di memoria da 32, 128 e 256 GB, gli iPhone 7 sono basati nativamente su iOS 10 ed integrano un processore A10 Fusion, hanno un doppio speaker stereo, sono resistenti ad acqua e polvere ed hanno display con una gamma cromatica più ampia. Viene riprogettato anche il tasto home ma viene eliminato il jack audio da 3.5mm. Entrambi hanno fotocamere posteriori da 12 megapixel con stabilizzatore ottico ma iPhone 7 Plus ha una seconda fotocamera con teleobiettivo.

Questa, quindi, è la storia di iPhone, uno smartphone che nel corso di nove anni ha sicuramente cambiato e rivoluzionato un mercato diventato sempre più competitivo. Appuntamento al prossimo anno con l’iPhone del decennale.

Sarà iPhone 7S o un iPhone 8 completamente rinnovato? Non resta che attendere anche se, finora, gli indizi sembrerebbero puntare direttamente alla seconda ipotesi.

Fonte: HdBlog.it

Stampa volantini online su www.dgprinter.it

La stampa di volantini online con DG Printer è caratterizzata da elevati criteri di qualità, prezzi convenienti e assoluta soddisfazione dei clienti. La stampa di volantini online è uno dei punti di forza dell’offerta qualitativa che DG Printer mette a continua disposizione dei suoi clienti. La stampa di volantini online è disponibile su varie tipologie di carta e di grammatura e si adatta a qualsiasi esigenza di comunicazione o di promozione. Per procedere alla stampa volantini devi solo scegliere il formato (Volantino Formato A3, Volantino Formato A4, Volantino Formato A5 o Volantino Formato A6), la tipologia di carta del tuo volantino da stampare (Patinata lucida, Patinata Opaca, Splendor Gel, Woodstock Betulla o Tintoretto), la grammatura e le variabili di quantità e di prezzo dei tuoi volantini. DG Printer offre e aggiorna molte offerte per la stampa di volantini online Tutti i servizi di stampa volantini online possono essere impostati per la stampa a colori o in bianco e nero, e con fronte retro uguale o differente. La stampa di volantini è realizzata in quadricromia realizzata con l’utilizzo di macchinari professionali ed innovativi. La spedizione per i servizi di stampa volantini è garantita su tutto il territorio nazionale grazie all’utilizzo dei principali corrieri di trasporto. DG Printer offre inoltre un’opportunità per le aziende o le attività che non hanno grossi budget a propria disposizione e che voglio usufruire di un servizio di stampa volantini economici e di qualità.

Lead generation e costruzione database

Il servizio offerto da Trendata prevede la costruzione di database altamente profilati in base a diversi criteri di scelta che possono essere anagrafici, geografici, dimensionali, commerciali e finanziari. Il servizio di costruzione database è adatto a tutte le aziende che devono svolgere azioni di comunicazione o iniziative commerciali su target di destinatari caratterizzati da un elevato grado di compatibilità commerciale.

Il servizio di lead generation è caratterizzato da modulabile e integrabile secondo diversi livelli di approfondimento che variano in base alla tipologia e al numero delle variabili di profilazione da inserire nell’intervento. Il livello base di un intervento di costruzione database aziendale parte dall’analisi di un’anagrafica base fino ad arrivare all’identificazione di un nominativo e al relativo contatto di una figura decisionale specifica all’interno dell’azienda. L’intervento di database aziendale può inoltre presidiare il fabbisogno specifico di un’azienda e definire le condizioni di presa appuntamento per un addetto commerciale della committente. Il servizio di lead generation può essere gestito sia a livello nazionale sia nei principali paesi internazionali.

LINK: http://www.trendata.it/ricerca-e-strategia/lead-generation/

Spesa sanitaria: il governo è realista. Forse fin troppo

Più risorse, ma vincolate

Adesso abbiamo anche il testo presentato alla Camera, che si aggiunge alle slides e alle numerose bozze circolate nei giorni scorsi. E con un referendum al quale, oltre alla Costituzione, è appeso anche il governo, i gradi di incertezza su quale sarà la versione della legge di bilancio che verrà definitivamente approvata dal parlamento sono davvero molti.

Per il momento, però, i fondi che le regioni hanno richiesto al governo per la sanità ci sono: 2 miliardi in più rispetto al 2016, per un finanziamento complessivo di 113 miliardi di euro (destinato a crescere a 114 nel 2018 e a 115 nel 2019). Un incremento di quasi 2 punti percentuali, sostanzialmente in linea con l’andamento previsto del Pil nominale nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.

La metà dell’aumento è vincolata: un miliardo in più servirà a finanziare l’acquisto di farmaci in eccesso rispetto al tetto fissato per la spesa farmaceutica (500 milioni per i farmaci oncologici innovativi e molto costosi; altri 325 milioni per i medicinali innovativi come quelli contro l’epatite C, per i quali altri 175 milioni arriveranno da risorse destinate a obiettivi specifici del piano sanitario nazionale), 100 milioni andranno al piano vaccini, 75 milioni per la stabilizzazione di medici e infermieri.

Anche il miliardo che resta però è ragionevolmente vincolato alla fornitura dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea), per i quali si era parlato di circa 800 milioni di fabbisogno. E sarebbe difficile per le regioni sostenere che i soldi per quello non ci sono, visto che il governo ha mantenuto le promesse.

Ripartizione delle risorse e dei risparmi

Oltre ai soldi, però, non ci sono novità di rilievo. Per esempio, c’è una rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica che non cambia il totale. Oggi per la spesa ospedaliera il limite è fissato al 3,5 per cento e per la spesa territoriale all’11,35 per cento. Dal 2017, ci sarà un tetto alla spesa per acquisti diretti (che ricomprende i farmaci direttamente consumati in ospedale e quelli in distribuzione diretta) al 6,89 per cento e uno alla spesa farmaceutica convenzionata al 7,96 per cento. Come si legge nella relazione tecnica, la disposizione servirà a fare chiarezza in merito a chi, se il territorio o l’ospedale (che hanno regole per il payback diverse), è responsabile dell’eventuale sforamento rispetto ai limiti. Ma le percentuali sono cambiate rispetto alle bozze circolate nei giorni scorsi, segno che le lobby si sono già attivate nel tira-e-molla e continueranno a farlo fino all’approvazione definitiva.

Altro esempio: c’è un tentativo di ricomprendere un numero maggiore di strutture ospedaliere nella norma sul piano di rientro aziendale introdotta dalla legge di stabilità dello scorso anno, abbassando la soglia del disavanzo oltre la quale scatta l’obbligo di piano dal 10 al 5 per cento dei ricavi (da 10 a 5 milioni in valore assoluto). È un passo nella giusta direzione, ma ci si sta muovendo troppo lentamente. Il decreto del ministero della Salute che doveva dare attuazione alla norma è arrivato a giugno e solo dopo l’estate le regioni hanno iniziato a individuare le aziende da sottoporre a piano a partire dal 2017. Si è perso un anno e la speranza è che non si perda altro tempo.

Sempre in tema di efficientamento, si insiste sulla linea della centralizzazione degli acquisti, via Consip o altri soggetti aggregatori. Dalla relazione tecnica non si riesce a chiarire quale sarà il contributo della sanità su questo fronte; ma stando alle slides del governo si potrebbe superare il miliardo di euro. Se si sommano gli 800 milioni “strutturali” per il finanziamento dei nuovi Lea, alla fine, l’aumento di risorse rischiano di pagarselo tutto le regioni. Viste le esperienze del passato, però, i dubbi che si riesca davvero a portare a casa più di un miliardo con questo canale sono molti; e certo gli effetti redistributivi tra territori e tra produttori potrebbero essere rilevanti. Perché alcune regioni hanno già fatto i compiti e altre no, perché alcune hanno le competenze per poter fare gare e altre no. Il risultato dipenderà da come verranno ripartite le risorse in più e da come verranno suddivisi i risparmi richiesti. Su entrambi i punti al momento non sappiamo nulla e tutto si scaricherà sul nuovo Patto per la salute.

Per quanto riguarda i produttori, sembrano indiscutibili invece i vantaggi (e l’attenzione, visto il possibile regalino sui biosimilari) per l’industria farmaceutica, per la quale i soldi freschi ci sono, a scapito degli altri fornitori del servizio sanitario nazionale, che dovranno sottostare, almeno a parole, alla centralizzazione degli acquisti.

Sia chiaro, il governo sta solo prendendo atto di quel che già è nei fatti, vista la dinamica superiore alle attese che ha mostrato la spesa farmaceutica nel primo semestre dell’anno in corso. Anche sui farmaci però sarebbe utile una maggior trasparenza, a partire dai contratti che l’Agenzia italiana del farmaco stipula con i produttori. Peraltro, proprio all’Aifa il governo vorrebbe affidare la classificazione dei farmaci innovativi. Bene sarebbe non lasciare sola l’Agenzia di fronte alle inevitabili pressioni che si metteranno in moto.

Fonte: http://www.lavoce.info/archives/43638/spesa-sanitaria-il-governo-e-realista-forse-fin-troppo/

Iphone 7, differenze con iphone 6s: quale conviene comprare?

Dopo la presentazione dell’iPhone 7 chi stava pensando di acquistare un nuovo smartphone si trova davanti ad un grande dubbio: meglio rinunciare alla convenienza del prezzo acquistando il nuovo iPhone 7, oppure conviene scegliere uno smartphone più economico ma meno performante come l’iPhone 6s?

Come testimoniato anche dagli ultimi dati di vendita della Apple, gli utenti sono sempre stati restii ad acquistare un iPhone della serie “s” poiché preferiscono aspettare l’uscita del nuovo dispositivo.

Adesso che il nuovo iPhone 7 è stato presentato ufficialmente e sta per arrivare in Italia, sembra arrivato il momento giusto per acquistare un nuovo top di gamma della Apple. Eppure, dando uno sguardo ai prezzi dell’iPhone 7 e degli iPhone 6s alcuni utenti potrebbero essere indecisi su quale smartphone Apple comprare.

L’iPhone 6s è stato uno degli smartphone migliori del 2016, ma con l’uscita dell’iPhone 7 le cose potrebbero cambiare a breve. Conviene comprare l’iPhone 6s oppure è meglio aspettare qualche giorno per l’arrivo in Italia dei nuovi iPhone 7? Per rispondere a questa domanda e aiutare tutti gli utenti che non sanno come spendere i loro soldi abbiamo scelto di fare un confronto tra l’iPhone 6s e l’iPhone 7 (nella versione con display da 4,7’’), mettendo a paragone le loro caratteristiche.

Prima del confronto, vogliamo ricordarvi che l’uscita dell’iPhone 7 è prevista per il 15 settembre 2016, mentre per prenotarlo dovrete andare dal 9 settembre sul sito della Apple.

Conviene aspettare? La scelta in questo caso è molto soggettiva e dipende soprattutto da quello che ognuno cerca da uno smartphone. Per aiutarvi in questa scelta, facciamo un’analisi delle caratteristiche dell’iPhone 7 e di quelle che sono le differenze con l’iPhone 6s.

iPhone 7 e iPhone 6s: differenze di prezzo

Con l’uscita dei nuovi iPhone 7 e iPhone 7 Plus, ci sarà un abbassamento nel prezzo degli iPhone 6s. Inoltre, per la felicità di tutti gli appassionati, l’azienda di Cupertino ha scelto di eliminare il taglio di memoria da 16GB, sostituendolo con uno da 32GB come quello presente nei nuovi iPhone 7. Contestualmente è stato eliminato il taglio di memoria da 64GB.

Ecco come variano i prezzi degli iPhone 6s dopo la presentazione dei nuovi top di gamma:

  • iPhone 6s da 32GB, prezzo: 689€;
  • iPhone 6s da 128GB, prezzo: 799€
  • Questi invece i prezzi del nuovo iPhone 7:
  • iPhone 7 da 32GB, prezzo: 799€
  • iPhone 7 da 128GB, prezzo: 909€
  • iPhone 7 da 256GB, prezzo: 1019€
  • Quale scegliere? Ecco un confronto per capirlo.

iPhone 7: caratteristiche e differenze con l’iPhone 6s

Solitamente la Apple cambia il design dell’iPhone ogni due generazioni dello smartphone. Quindi, se l’iPhone 6s ha mantenuto lo stesso design del modello precedente, con l’iPhone 7 ci si aspettava qualcosa di veramente innovativo.

Così è stato, poiché per il design ci sono state delle modifiche alquanto interessanti. Come prima cosa sono state inserite due nuove colorazioni, con entrambe una tonalità di nero ma una opaca e l’altra lucida (disponibile solo per i tagli di memoria da 128GB e 256GB).

Inoltre, grazie alla rimozione del jack per le cuffie, l’iPhone 7 è meno spesso dell’iPhone 6s. La Apple si è concentrata anche sulla resistenza, poiché essendo certificato IP67, è impermeabile e resiste alla polvere.

Inoltre, bisogna ricordare che il nuovo iPhone 7 non avrà il tasto Home di tipo fisico, poiché è stato sostituito da uno sensibile alla pressione dotato del taptic engine.

Da segnalare i passi avanti fatti a livello di prestazioni: infatti, nonostante il chipset A9 dell’iPhone 6s avesse ben figurato nel confronto con lo Snapdgragon 820 o con gli altri Soc di nuova generazione, la Apple ha scelto di introdurre un nuovo processore per l’iPhone 7. Si tratta del nuovo A10 Fusion, che garantisce il 40% di velocità in più e il doppio delle performance grafiche.

Sul fronte della fotocamera ci si aspettava leggermente di più. Infatti, le novità riguardano per lo più la versione Plus da 5,5’’, dotata di una doppia fotocamera posteriore (grandangolo e teleobiettivo).

Per l’iPhone 7 da 4,7’’ è stata confermata una fotocamera posteriore da 12MP (mentre l’anteriore è stata portata a 7MP) migliorata grazie all’introduzione di 4 led per il flash, di un’apertura f/1.8 e di nuove lenti a 6 elementi.

Chi si aspettava il passaggio definitivo ad un display di tipo OLED rimarrà deluso. Infatti, così com’è stato per l’iPhone 6s, anche il nuovo iPhone 7 ha un pannello IPS LED, ma è più luminoso del 25% rispetto a quello del modello precedente.

Per tutte le altre informazioni sulle novità e le caratteristiche dell’iPhone 7 potete leggere il nostro articolo di approfondimento, mentre di seguito trovate un giudizio finale su quale tra i due smartphone Apple conviene comprare.

iPhone 6s o iPhone 7: quale conviene comprare?

Come abbiamo dichiarato in precedenza, la scelta tra l’iPhone 6s o l’iPhone 7 è soggettiva. Se volete avere il miglior smartphone in circolazione, allora vi consigliamo di acquistare il nuovo iPhone 7 (possibilmente nella versione Plus), mentre se vi accontentate di uno smartphone leggermente meno prestante, ma più economico, allora l’iPhone 6s potrebbe fare al caso vostro.

La differenza di prezzo, comunque, è di soli 100€, quindi se ci trovassimo al vostro posto sceglieremmo il nuovo iPhone 7. Infatti, nonostante lo smartphone Apple non presenta delle caratteristiche rivoluzionarie, è migliore dell’iPhone 6s. Ad esempio, il nuovo tasto Home deve essere assolutamente provato, così come la nuova fotocamera che grazie all’apertura focale f/1.8 vi permetterà di scattare anche in condizioni di scarsa luminosità.

Infine, non dimenticate che nel caso di una rivendita futura, magari in prossimità dell’uscita del nuovo iPhone 8, gli iPhone 7 saranno molto più richiesti dell’iPhone 6s.

Fonte: https://www.forexinfo.it/iPhone-6s-differenze-con-iPhone-7

Marketing strategico o marketing operativo: digital o non digital?

Ecco le fondamenta di un Piano di Digital Marketing di Successo

Nello scorso articolo Che cos’è un Piano di Digital Marketing, ho definito un Piano di Marketing come: “La strategia per moltiplicare, nello spazio e nel tempo, lo scambio di valore con prospect e clienti ottenuto grazie al metodo di persuasione ideato (dal marketing).”

Si chiudeva con una domanda circa il senso e l’utilità di realizzare un Piano di Digital Marketing che non fosse parte di un Piano di Marketing tout court.

Digital e non digital. Online e offline. Penso che le due realtà acquistino vero e concreto significato quando riusciamo a viverle e strutturarle con coerenza e con attenzione ai punti di contatto e di scambio.

Ecco la mia risposta alla questione posta.

Qualunque Piano di Marketing, digital o non digital è fatto di due grandi aree:

  • l’area della strategia (marketing strategico),
  • l’area dell’operatività (marketing operativo).
  • L’area strategica di un Piano di (Digital) Marketing
  • La prima area, quella della strategia, riguarda sostanzialmente il posizionamento del brand.

Credo che qui sta la vera essenza del marketing strategico  “il metodo che un soggetto utilizza per persuaderne un altro ad effettuare uno scambio di valore ed a ripeterlo nel tempo”.

Quindi, da un lato, lo studio delle caratteristiche differenzianti del prodotto o servizio, lo studio del settore, lo studio del target e del singolo cliente, dall’altro la definzione della comunicazione strategica per veicolare il messaggio di uncità e valore per i clienti.

In questa prima fase le differenze fra digital e non digital sono irrilevanti, riguardano aspetti marginali e quindi la distinzione fra Piano di Marketing e Piano di Digital Marketing non ha senso; si tratta di un’area che è in comune ai due mondi e che, qualunque sia la finalità o il titolo del Piano, deve essere realizzata.

Anche se il prodotto o il servizio stesso sono a loro volta digital o non digital.

Tanto che il Piano di Marketing riguardi un olio di oliva biologico, quanto che si tratti di una piattaforma freemium per tennisti e istruttori, non cambia la natura dei ragionamenti e delle analisi da compiere nella parte strategica del Piano.

L’area operativa di un Piano di Digital Marketing

La seconda area è quella dedicata al chi fa cosa, dove, come, quando e con quali obiettivi.

Siamo nella parte più legata alla parola “Piano”, quella del marketing operativo.

In questo caso la connotazione di “Digital” crea e motiva la differenziazione.

Quando parliamo di Digital il contesto è il web e gli strumenti e le competenze sono quelle del web marketing.

Contesto e strumenti quindi diversissimi per tecnica, spirito, investimenti e risultati, da tutto quello che avviene offline.

Da un lato il mondo tradizionale della pubblicità, dei media convenzionali e dei riti della comunicazione, dall’altro il mondo del web, non canale e non media, ma sistema, dove strumenti, tecniche e modalità sono completamente diversi e specifici.

Si, il vero senso di un Piano di Digital Marketing si trova nella parte operativa, quella del fare, quella dove si crea e realizza “la strategia per moltiplicare, nello spazio e nel tempo, lo scambio di valore con prospect e clienti”.

In un Piano di Digital Marketing trovano posto:

L’analisi del settore specifico sul web, l’analisidei dei competitors e quella delle abitudini dei clienti

Obiettivi

Le azioni che intendo compiere in termini di:

  • costruzione di asset (sito, e-commerce, blog, ecc)
  • SEO, su asset e su link buiding
  • creazione e pubblicazione di contenuti (cosa, sui social, sul blog, sul sito, ecc)
  • advertising su social e su motori di ricerca
  • ricerca e sviluppo (nuovi tools, cms, crm, ecc.)
  • sistema di controllo (analytics, insigts, ecc.)

Le risorse necessarie:

  • Umane (web designer, digital strategist, copywriter, e-mail marketer, social media manager, system integrator, ecc)
  • Economiche e finanziarie
  • Strumentali (tools vari, cms, crm, ecc.)
  • Facilities (immobili, computer, mezzi, ecc.)
  • Conto economico e cash flow

Tutto qui.

In sintesi, secondo il mio punto di vista, realizzare un Piano di Digital Marketing significa:

  • definire in ogni dettaglio il brand positioning del prodotto o servizio o azienda (marketing strategico),
  • definire in ogni dettaglio come promuovere sul web l’idea delineata dal marketing strategico (marketing operativo).

Fonte: http://www.movi-menti.it/blog/marketing-strategico-o-marketing-operativo-digital-o-non-digital/

La contrattazione in azienda fa bene alla produttività

Contrattazione decentrata e produttività

La contrattazione decentrata di bonus legati a guadagni di produttività è ancora limitata nelle imprese italiane. Oltre alla dimensione aziendale, sono un freno anche le scarse competenze manageriali. I recenti incentivi fiscali previsti dal governo per i premi di risultato e la partecipazione agli utili dell’impresa nascono proprio dall’esigenza di stimolare guadagni di produttività, correggendo così le miopie manageriali ed evitando la penalizzazione di un doppio livello contrattuale, con premi aziendali non sempre ancorati a effettivi incrementi di produttività. Ma qual è il contributo che può dare la contrattazione di bonus legati ai risultati di impresa? E qual è il ruolo delle rappresentanze dei lavoratori? Un nostro studio dà una risposta utilizzando i dati Isfol per il 2005, 2007 e 2010 relativi a un campione rappresentativo di tutte le imprese operanti nel settore privato extra-agricolo. Le informazioni si riferiscono alle aziende di ogni fascia dimensionale e hanno il vantaggio di monitorare anche la realtà della microimpresa. Gli effetti attesi non sono scontati. I premi possono indurre un maggiore impegno, attrarre e trattenere i lavoratori più qualificati e stimolare l’acquisizione di competenze specifiche richieste dall’impresa. Però, specie nel caso di bonus collettivi, possono anche generare comportamenti opportunistici (il singolo, confidando nell’impegno degli altri, può limitare quello suo individuale). I lavoratori potrebbero poi appropriarsi interamente dei guadagni di efficienza negoziando elevati aumenti salariali e comprimendo i margini di profitto. Quale effetto è stato prevalente nello scenario italiano? Il pagamento dei premi sulla media di produttività e salari è stato positivo e significativo. Ciò è confermato anche quando cerchiamo di depurare le stime dai possibili effetti di endogeneità (potrebbero essere le imprese ad alta produttività o a bassa produttività ad auto-selezionarsi nella scelta di introdurre il bonus salariale). Emerge anche che le eterogeneità contano. Sono le imprese con le peggiori e migliori performance a trarre i maggiori vantaggi. Le imprese nelle parte bassa della distribuzione della produttività sembrano utilizzare in modo più appropriato la contrattazione incentivante per recuperare margini di efficienza. Per le migliori, con risultati di produttività superiori alla mediana, la maggiore efficacia degli incentivi potrebbe invece dipendere dalla qualità dell’impresa, dal suo modello di gestione delle risorse umane e dalle sue capacità di usare nel modo migliore gli schemi incentivanti. Si tratta di schemi dalle alte potenzialità, ma che richiedono una attenta progettazione e sono costosi da adottare. Insomma, le necessità delle prime e le possibilità delle seconde spiegherebbero l’andamento a U che assume il ruolo dei premi sulla produttività del lavoro.

Salari e sindacati

La componente salariale non assorbe interamente i guadagni di efficienza e quindi il premio di risultato ha contribuito alla crescita della produttività del lavoro in misura maggiore di quanto abbia contribuito alla crescita dei salari, favorendo così un recupero dei margini di competitività. Quali sono i risultati per le sole imprese sindacalizzate? L’effetto medio del premio di risultato è positivo e significativo e l’eterogeneità discussa sopra persiste. Ciò conferma l’intuizione che la crescita della produttività dipende dal comportamento cooperativo degli individui nell’ambiente di lavoro. A sorpresa, il cuneo positivo che si genera tra produttività del lavoro e salari medi a seguito del pagamento dei premi è perfino maggiore nelle imprese sindacalizzate rispetto a quelle dell’intero campione. Sembra quindi che negli ultimi anni le rappresentanze dei lavoratori abbiano accettato politiche di moderazione salariale così da proteggersi dalle fluttuazioni occupazionali. Negoziando salari inferiori alla dinamica della produttività si è pagato un “premio di assicurazione” per la sicurezza del lavoro. Le rappresentanze dei lavoratori del settore privato non sono state quindi di ostacolo al recupero di margini di efficienza. Semmai sono le miopie e inadeguatezze di un management poco istruito e designato per via ereditaria, e non per meriti, ad avere caratterizzato le imprese di cattiva qualità, che poco e male hanno sfruttato le opportunità offerte dall’adozione di premi salariali in grado di “ripagare” se stessi.

Fonte: Lavoce.info

Gli stili di comportamento della comunicazione

Uno degli studi più interessanti relativi alla comunicazione è quello derivante dall’analisi transazionale che identifica differenti stili di comportamento che ognuno di noi potrebbe utilizzare a seconda delle situazioni e degli interlocutori. Non si tratta quindi di caratteristiche personali, ma di peculiarità dei comportamenti nell’attività del comunicare. E’ naturale che alcune caratteristiche a livello di personalità possano portare a produrre più frequentemente l’uno o l’altro comportamento, ma ciò non deve trarre in inganno, in quanto se una persona ha uno stile che gli risulta “più naturale”, può comunque imparare a monitorare i propri comportamenti e modificarlo se necessario. E’ utile apprendere la distinzione fra comportamenti di comunicazione, poiché riconoscendo, in noi stessi o negli altri, lo stile di quel momento e di quella occasione possiamo governare meglio il processo comunicativo.

Lo stile è pertanto il modo in cui una persona interagisce, il comportamento che una persona tiene durante la comunicazione. Svolge tre funzioni principali:

  • dà un messaggio circa il contenuto,
  • crea un’identità comunicativa,
  • dà forma all’interazione evidenziando gli aspetti di relazione.

Si possono distinguere quattro stili di comportamento, partendo dagli atteggiamenti che definiscono il valore che viene attribuito da ciascuno di noi a se stesso (io sono ok quindi io valgo, io non sono ok quindi non valgo) e agli altri (tu sei ok quindi tu vali, tu non sei ok quindi non vali).

Gli stili di comportamento della comunicazione

Chi adotta un comportamento aggressivo (lo “schiacciasassi”) tende ad imporsi, a dominare e a svalutare gli altri. Il presupposto su cui si basa il comportamento aggressivo è quello della ridotta importanza dell’altro; esiste quindi un egocentrismo che porta ad una eccessiva autostima. Alla base di questo tipo di comportamento vi potrebbero essere anche delle componenti d’ansia che portano ad una forte ostilità verso gli altri.

Il comportamento passivo (adottato dal “sottomesso”) è dominato dagli altri e tende a subire. Di solito ha un’elevata “ansia sociale”, non riuscendo ad esprimere adeguatamente i propri bisogni e le proprie esigenze. Ottenendo il consenso di tutti ed evitando qualsiasi forma di contrasto con gli altri riduce l’ansia, ma finisce col limitare notevolmente la sua capacità dì azione.

Chi adotta un comportamento manipolativo (il delinquente inesperto), tende a modificare la comunicazione volendo ottenere dall’altro ciò che gli è utile (anche a danno dell’interlocutore). Questo però determina nella totalità dei casi una comunicazione poco efficace e quindi le ripercussioni sono negative per entrambi (logica distruttiva della relazione).

L’assertività (adottata dall’ ”amatissimo”) è da considerarsi molto distante dagli stili visti in precedenza. E’ la capacità, in una qualsiasi situazione, di riuscire a  definire chiaramente la nostra posizione, a renderla nota, a difenderla senza aggressività, ammettendo posizioni differenti da parte del nostro interlocutore. Con essa, quindi, si permette all’individuo di esprimere le proprie opinioni, le proprie emozioni e di impegnarsi a risolvere positivamente le situazioni e i problemi; questo stile è caratterizzato dalla voglia di collaborare, di generare valore per tutti gli interlocutori.

Fonte: Pdfor.com

 

 

 

Ricerca etnografica e ricerche di mercato: l’antropologia del consumo

La ricerca etnografica è un metodo di ricerca ideato dall’antropologia ottocentesca che si basa sull’osservazione partecipante.

Questo metodo, quando ideato, prevedeva che l’antropologo si calasse completamente nella comunità oggetto di studio, capendone meccanismi e dinamiche interne, provando ad entrare “nella testa delle persone” per spiegarne i comportamenti.

Inserendo queste metodologie all’interno delle tecniche di ricerche di mercato lo scopo rimane pressappoco lo stesso: entrare “nella testa dei consumatori” per spiegarne i comportamenti, le scelte prese tra gli scaffali dei supermercati, ad esempio.

In cosa consiste la ricerca etnografica?

La ricerca etnografica come tecnica di ricerca di mercato si basa sull’analisi da parte del ricercatore delle dinamiche simboliche e relazionali osservate in specifici contesti di uso e consumo.

Osservare analiticamente il consumo e le modalità di consumo di gruppi e comunità, più o meno grandi, più o meno strutturate, può fornire alle aziende dati qualitativi importati per migliorare, riformulare o pubblicizzare al meglio i propri prodotti.

Questo tipo di osservazione, che prende in prestito dall’antropologia l’aggettivo “partecipante” necessita appunto che il ricercatore si immerga nel contesto di analisi, familiarizzi con questo e ne diventi parte, in modo che le informazioni che reperirà verranno raccolte ed elaborate in maniera più naturale,spontanea e quindi più fedele alla realtà.

Dove, come e quando

I contesti legati al consumo in cui il ricercatore andrà a inserirsi possono essere svariati: da un punto vendita monomarca, un grosso supermercato, fino a una strada del centro.

Qualunque luogo dove si possano osservare i “consumatori in azione” sarà adatto a questo tipo di ricerche.

L’osservazione del ricercatore potrà inoltre essere supportata dalla tecnologia, fotocamere e videocamere, per rendere il lavoro documentale ancora più attento e preciso.

Spesso i risultati raccolti sono poi integrati da quelli ottenuti con altri metodi di ricerca.

Anche per quanto riguarda la durata dell’indagine, questa potrà essere estremamente variabile.

Dipenderà sicuramente dalla complessità dei dati da raccogliere e dal numero di variabili da tenere in conto durante l’analisi qualitativa delle testimonianze raccolte.

Fonte: Testpoint.it