Come scegliere un font – la guida completa

Quante volte ti sei trovato nella situazione di dover decidere quale font usare? Quante volte ti sei messo a cercare il font più adatto al tuo progetto scorrendo per ore la tendina dei font, frugando tra le centinaia di caratteri che hai scaricato o acquistato? Vuoi sapere come poter scegliere un font che sia perfetto per il tuo progetto?
Questo articolo è una guida alla scelta del font più adatto al tuo progetto che ti aiuterà in quei momenti in cui scorrere la tendina dei font di Illustrator o Word sembra la sola ed unica speranza. Dopo la lettura di questo articolo avrai sicuramente le idee più chiare non solo per il progetto a cui stai lavorando ora ma anche per tutti i progetti futuri. Non ci credi? Allora seguimi in questo percorso e ti riempirò di informazioni e consigli sulla scelta del giusto carattere tipografico!
Pronto? Allora, dai, cominciamo!
Decidere quale font utilizzare è una parte importantissima, a volte quasi essenziale, all’interno del processo creativo e da questa decisione può dipendere addirittura la riuscita o meno di un intero progetto. Un esempio: credete che la famosa campagna pubblicitaria del 2007-2008 di Obama per la presidenza (il famoso “Yes we can!”) sarebbe stata così vincente senza il font Gotham? Io credo di no.
Lo stesso vale anche all’opposto, quando si parla di cattiva scelta del font. Quante volte mi capita di vedere dei volantini, delle insegne o dei loghi accompagnati da font che, nel migliore dei casi, non ci azzeccano niente con il messaggio da trasmettere, mentre nei peggiori dei casi, oltre a non azzeccarci niente, sono anche oggettivamente brutti. Tutto ciò è dovuto ad una cattiva gestione e scelta del font nella fase progettuale.
Prima cosa: qual è il tuo obbiettivo?
Il primo passo che devi fare per scegliere il giusto font è formare nella tua testa un’idea chiara e definita su quale debba essere la reazione che vuoi suscitare nel lettore o nel cliente che interagirà con il tuo testo. Questo deve essere essere il tuo obbiettivo e deve guidare il tuo intero processo.
La definizione del tipo di reazione al messaggio trasmesso attraverso il font può essere decisa in autonomia, dal cliente o dall’incontro con il cliente nella fase di briefing. Dipende tutto dal tipo di progetto.
Nonostante una grossa fetta del processo di selezione del font sia qualcosa di estremamente legato a scelte soggettive e personali di gusto e umore da trasmettere, ci sono anche dei componenti oggettivi e più o meno quantificabili come ad esempio i gradi di leggibilità di un carattere e di leggibilità di un testo.
Mi spiego meglio. Douglas Bonneville, graphic designer, definisce due parole caratteristiche relative all’interazione di una persona con un testo: legibility e readability. Queste due parole sono sinonimi e potresti pensare che abbiano lo stesso significato, anche perché in italiano si traducono entrambe con “leggibilità”. Ma in realtà sono due termini molto diversi.
1. Leggibilità di un carattere
La legibility è quella caratteristica che in italiano potremmo definire come “leggibilità di un carattere” mentre la readability è la “leggibilità di un testo“.
La legibility è qualcosa che ha strettamente a che fare con la struttura grafica del singolo carattere tipografico come lo spessore, la presenza o meno di grazie, il kerning, la spaziatura o l’interlinea (cose di cui ho parlato qui e qui).
È una caratteristica oggettiva e non legata ai gusti personali di una persona ed è quindi semplice definire la leggibilità di un carattere. Ad esempio un font decorativo o calligrafico non ha una buona leggibilità perché è progettato per essere attrattivo ad una prima occhiata e non in lunghi testi. Invece, se ci fate caso, i font usati in libri, giornali o articoli online sono estremamente facili da leggere.
Nella scelta del font devi quindi decidere qual è il grado di leggibilità di cui hai bisogno.
Se hai bisogno di un font estremamente leggibile considera questi consigli per un’ottima leggibilità:
Scegli caratteri tipografici con lettere dalle forme convenzionali, infatti tutti quei font che hanno lettere con forme strane e inusuali, magari con mille decorazioni e ghirigori, anche se bellissime e utili per attirare attenzione fanno appunto quello, attirano l’attenzione! Se invece hai bisogno di leggibilità ricerca le forme standard nelle lettere.
Scegli caratteri tipografici con una buona spaziatura. I font le cui lettere sono troppo appiccicate tra loro creano una lettura molto difficoltosa e lenta, sono quindi da evitare in questo caso.
Scegli font i cui caratteri abbiano un alto rapporto tra l’occhio e il corpo totale. L’occhio, o altezza della x, è, appunto l’altezza di lettere come x, a, c, o, eccetera. Il corpo è invece l’altezza totale e quindi considerando anche aste ascendenti e discendenti. Ma ti spiego meglio questi termini in questo articolo. Comunque sia un rapporto alto (direi tra 0,4 e 0,6) tra occhio e corpo garantisce un’ottima leggibilità, come nel caso del Verdana
2. Leggibilità di un testo
Il modo in cui un testo viene impostato, unito al livello di legibility di cui ti ho appena parlato, porta a un determinato livello di readability, ossia di leggibilità di un testo.
Quando si parla di leggibilità di un testo si parla di tutte quelle caratteristiche di forma, tracking, kerning, colore e tutte le altre proprietà che collaborano nel creare un aspetto complessivo che può essere più o meno readable, leggibile. Per esempio puoi voler ottenere un basso livello di leggibilità del testo perché questo fattore sarebbe un elemento importante del messaggio che vuoi trasmettere, oppure puoi dare un alto livello di leggibilità del testo perché il messaggio da dare è complicato ed è meglio semplificare tutti gli aspetti che lo circondano.
In ogni caso, la comunicazione viene prima dello stile e dell’aspetto esteriore. Quindi concentrati su quello.
Utilizzando lo stesso font, in questo caso il Frutiger, uno dei font preferiti dai designer, ma con caratteristiche di testo diverse (giustificazione, interlinea) si può avere una scarsa (a sinistra) o un’ottima (destra) leggibilità di testo. L’esempio a destra è molto più readable!
Se il tuo obbiettivo è ottenere un’alta leggibilità del testo ecco alcuni preziosi consigli:
Scegli font che progettati esattamente per l’utilizzo di cui hai bisogno. Ad esempio ci sono font progettati specificatamente per lunghi testi stampati, altri per titoli dal grosso impatto visivo, altri ancora per testi visualizzabili senza problemi da piccoli display e così via.
Allinea il testo a bandiera, e possibilmente a sinistra. Evita quindi testi centrati o giustificati se ti serve che essi siano fortemente leggibili
Dividi in paragrafi, rendi ordinato il testo suddividendo il tutto in paragrafi. Questo non solo migliora l’aspetto visivo al primo impatto ma rende anche più chiaro il messaggio da dare, inserendo gli spazi bianchi (che sono importantissimi!) e cioè delle “pause programmate” per il lettore.
Utilizza nel modo corretto l’interlinea. Se il tuo testo si dispiega su più linee (come ovviamente nel punto precedente), devi far si che il valore di interlinea sia maggiore della dimensione in punti del carattere. Solitamente si usa un’interlinea di circa il 120% delle dimensioni del corpo del carattere, ma questo va bene nelle piccole dimensioni mentre va generalmente ridotta all’aumentare del corpo.
Ok, leggibilità del carattere e leggibilità del testo erano gli aspetti oggettivi e quantificabili nel processo di scelta del carattere ma ci sono sicuramente degli aspetti che invece riguardano l’adeguatezza.
Prima di continuare, però, ti voglio far notare che tutto queste informazioni sono state frutto di 5 giorni di lavoro di ricerca, scrittura e grafiche. Tranquillo, non ti chiedo nulla di oneroso, solo che mi fai un piccolissimo +1 su Google Plus! A te non costa nulla mentre per me è una bella soddisfazione! 🙂
Grazie mille! Adesso si può parlare dei cosiddetti aspetti di adeguatezza di un font e infine elencherò alcuni preziosi consigli per scegliere un font nel miglior modo possibile.
Aspetti di adeguatezza di un font
Non ci sono font belli o brutti. Esistono solo font adeguati o inadeguati al progetto – Daniel Will-Harris (twittami!)
Per alcuni ambiti, un font è più adatto di un altro. E su questo non ci piove. È questione di adeguatezza, un aspetto che puoi imparare sia grazie alla tua esperienza personale con un font, sia analizzando la storia e gli scopi originali del font.
Qui ti voglio parlare di alcuni aspetti che possono influire sul considerare adeguato o inadeguato un font. Quindi, cosa rende un font adeguato?
1. Scopo progettuale
Ne ho accennato qualche paragrafo più in su ma voglio approfondire meglio la questione. Conoscere il preciso ruolo per cui un font è stato inizialmente progettato dal suo creatore è sicuramente uno dei modi migliori per sapere come utilizzarlo.
Ci sono alcuni font di cui si è scritto o parlato moltissimo e dei quali non si può far finta di ignorare la storia. Se si usano font famosi e di utilizzo ben delineato come Cooper Black, Comic Sans, Frutiger, Gotham, eccetera nel modo errato si è semplicemente superficiali e si ottengono gli effetti negativi del creare qualcosa di superficiale.
Un modo per avere più informazioni possibili riguardo ai font è sicuramente la ricerca degli stessi su Google, ma anche, e soprattutto, leggendo libri dall’utilità comprovata. Su tutti io consiglio “Sei proprio il mio typo” di Simon Garfield, un libro geniale che racconta, in modo divertente e interessante, la storia e l’utilizzo di alcuni dei font più famosi di sempre (ci sono ad esempio tutti quelli che ho citato prima).
2. Aspetto estetico
Un altro importante fattore che condiziona il livello di adeguatezza di un carattere è indubbiamente l’aspetto esteriore, la sua estetica. E non mi riferisco al dire “bello”, “brutto”, “mi piace” o “mi fa schifo”. Mi riferisco al fatto che il font che sceglierai dovrà conformarsi alle aspettative estetiche del pubblico con cui quel font interagirà.
Ad esempio se si sceglie il font per una compagnia assicurativa, uno come il Brandon Printed o il Vag Rounded, per quanto font ottimamente progettati, non saranno sicuramente i più adeguati perché non trasmetteranno il giusto messaggio al potenziale pubblico di una compagnia assicurativa.
Forse un font più adatto al ramo assicurativo potrebbe essere un elegante serif come può essere il Minion Pro, oppure il Bembo o il Caslon.
Una tecnica per capire quale possa essere il messaggio trasmesso da un font è scrivere le prime parole (meglio se aggettivi) che ti vengono in mente osservandolo. Una volta scritte, chiediti: queste parole sono coerenti al messaggio che devo trasmettere? Questo font è adeguato?
3. Umore
Se hai letto i paragrafi precedenti, avrai già intuito che alcune definizioni di sovrappongono leggermente tra loro. Questo accade specialmente per quel che riguarda l’aspetto dell’umore che è una sorta di sintesi dinamica tra l’aspetto estetico di un font e la sua leggibilità (sia del carattere che del testo), ma anche del messaggio intrinseco che il testo scritto in un determinato font vuole trasmettere.
L’umore di un font è qualcosa di fortemente condizionato dal messaggio che viene percepito. Ad esempio un font può trasmettere delle sensazioni di eccitamento, di panico o di rilassatezza ma, durante la lettura di quello che è effettivamente scritto, la percezione può andare ad un altro livello e l’umore generale cambia.
Come vedi qui il Vag Rounded potrebbe avere più a che fare con la seconda parte del testo mentre l’Impact più con la prima. È una questione di umore trasmesso dai font. Di psicologia delle forme.
Un consiglio: se vuoi creare qualcosa dal forte impatto per l’umore cerca di pensare a quale sia il design con un umore totalmente opposto. Se non riesci a focalizzare bene un opposto significa che non hai focalizzato bene l’umore che vuoi trasmettere attraverso il carattere tipografico. Anche perché l’opposto di umore neutro… è umore neutro!
4. Scelte personali
Eh beh, ovviamente, quello che accade nel nostro cervellino di creativi influenza fortemente i nostri progetti! Capita spesso che, mentre stiamo decidendo il carattere da utilizzare, ne troviamo uno che ci sembra immediatamente perfetto, ci piace insomma.
Però il mio consiglio è di andarci piano con le decisioni “di pancia” e cercare di fare sempre un minimo di ricerca perlomeno sulla storia e gli utilizzi iniziali di quel font, per capire come interagire con esso.
Fare una ricerca sui font utilizzati, oltre ad essere un ottimo modo per ampliare costantemente le proprie conoscenze, è anche un modo per rispondere ad eventuali critiche che ti potranno essere mosse da clienti o altri designer nella fase della raccolta dei feedback. Insomma, una risposta alla richiesta di motivare la scelta del font con “Boh, mi piaceva!” non è mai molto professionale, no?
Consigli pratici per scegliere il giusto font
OK, ho parlato molto della teoria che sta dietro allo scegliere font, ho spiegato quali aspetti rendono un font più o meno leggibile e più o meno adeguato ad un progetto ma ora è il momento di essere pragmatici e andare al sodo.
Qui ti elenco una serie di utilissimi consigli pratici per scegliere il font più giusto, il font più adeguato al tuo progetto. Questi consigli sono gli stessi usati dai migliori designer del mondo, fanne tesoro!
1. Pianifica una gerarchia
Cioè cerca di capire quanto contenuto, quanto testo devi scrivere con i font che hai da selezionare e decidi di quanti caratteri hai bisogno per scrivere quel testo. Ad esempio, decidi che ti serve un font per i titoli, uno per le didascalie e uno per i testi descrittivi. Ti basta un font che, tramite le sue varianti di peso o inclinazione ti permette un soddisfacente risultato o pensi che sia meglio selezionare due o tre (meglio non più di tre) per garantire una maggior differenziazione?
Capire le tue necessità e decidere il numero e grossomodo anche la tipologia di carattere da utilizzare è un passaggio fondamentale che ti permetterà di procedere in modo più ordinato nello scegliere un font.
2. Guarda quello che hanno già fatto altri
Che è tipo un consiglio che do in qualsiasi ambito per qualsiasi cosa. Che non vuol dire copiare eh! Vuol dire analizzare il mercato e capire che cosa ha già funzionato in passato per progetti simili al tuo e prendere spunto e ispirazione.
Non c’è il copyright sulle combinazioni di font, quindi se vedi in un progetto un’accoppiata vincente come la classica Georgia + Verdana perché non ri-utilizzarla?
Vuoi una chicca utilissima in questo ambito? Il sito Fontsinuse.com è di un’utilità incredibile perché ti mostra una marea di esempi di come i font sono stati utilizzati da altri designer e progettisti. Già, pure a me si sono illuminati gli occhi quando ho scoperto questo sito!
3. Fai esperimenti graduali
Scegliere il giusto font è un processo importante e non un’incombenza da risolvere in pochi minuti frettolosamente. Prenditi il tuo tempo e fai delle piccole modifiche graduali. Come un aggiustamento di uno spessore o di un’inclinazione e di volta in volta osserva il risultato per capire cosa funziona e cosa no.
Cerca di fare una sola modifica alla volta per evitare di perderti possibili combinazioni perfette nella fretta di modificare.
4. Evita i cliché
Evita quelle scelte così banali da lasciare quasi basiti. Spiego meglio quello che intendo con qualche esempio:
Non usare il Papyrus solamente perché stai lavorando su qualcosa che abbia a che fare con “l’antichità” (magari non usarlo proprio)
Non usare il Comic Sans solamente perché stai lavorando su qualcosa di giocoso o divertente (magari non usarlo proprio, parte II)
Non usare il Trajan solamente perché stai lavorando su qualcosa che ha a che fare con il mondo latino o romano
eccetera, eccetera
Semplicemente cerca di evitare quelle scelte scontate, banali e oggettivamente brutte da grafico di infima categoria. Te lo chiedo col cuore! E se le hai fatte in passato, fa niente! Impara dai tuoi errori e non ripeterti.
5. Utilizza le famiglie di font
Se ti serve usare più di un font ma hai comunque bisogno di ordine e di veicolare il messaggio da trasmettere attraverso un univo “umore”, le famiglie di font allora sono fatte per te.
Le famiglie di font sono quei font che, al loro interno, comprendo delle grandi varianti di peso e larghezza. Come ad esempio la famiglia Meta progettata nel 2003 da Erik Spiekermann che comprende 28 pesi e larghezze diversi o l’Univers di Adrian Frutiger del 1956 che ne aveva 24.
Ci sono addirittura famiglie estese di font che comprendono sia le versioni serif che le sans serif, oppure le versioni squadrate e quelle arrotondate e così via.
6. Attieniti alle combinazioni standard
Quando ti senti bloccato, o magari sei vicino alla scadenza della tua consegna, risolvi tutto puntando su delle combinazioni di font dalla comprovata validità. Una l’ho citata qualche paragrafo più in su ed è il Georgia (serif) più il Verdana (sans serif) che sono tra le combinazioni più utilizzate nel mondo del web.
Anche perché ci sono dei font che, rassegnati, non staranno mai bene uno a fianco all’altro, quindi tanto vale avvalerti delle miglior combinazioni di font, no?
Ad esempio per l’intestazione di questo articolo ho deciso di andare sul sicuro scegliendo una combinazione dalla comprovata qualità: Minion + Myriad.
Se vuoi approfondire l’argomento, ho scritto un articolo su come abbinare i font con una serie di consigli e risorse utili!
7. Vai sul sicuro con i font più popolari
Logica conseguenza del punto di prima è quella di avvalersi dei caratteri più apprezzati, che siano i preferiti dai designer o i più venduti di sempre, non importa. Molto spesso i font più amati e diffusi hanno raggiunto quel livello di diffusione proprio grazie alle loro incredibili qualità intrinseche. Approfittane senza sentirti in colpa!
Puoi anche crearti una tua lista personale di font che ti hanno garantito i migliori risultati professionali e aggiornarla di volta in volta con le migliori “scoperte” in questo ambito.
Regola finale: rompi le regole!
Eh già. Lo dico sempre: una volta che conosci bene le regole della progettazione puoi permetterti di romperle!
Aver compreso per bene le regole descritte in questo articolo ti permette di capire quali regole puoi rompere e come farlo. È anche un modo per distinguerti e rendere il tuo progetto unico e riconoscibile.
Pensa al di fuori della scatola! Ma solo dopo aver capito com’è fatta quella scatola.
Risorse utili
Prima di concludere questo lungo articolo (più di 3500 parole!!), vorrei consigliarti alcune utili risorse per approfondire gli argomenti trattati in questo articolo che, seppure lungo, non può coprire un argomento enorme come quello dei font, della tipografia e della psicologia legata allo scegliere un font.
Proprio per questo ho deciso di creare il primo corso online dedicato ai designer su font e tipografia: Font-Ninja!
sei proprio il mio typo
Un’altra risorsa di cui voglio parlarti l’ho in realtà già citata nell’articolo e si tratta del libro di Simon Garfield “Sei proprio il mio typo”. Come detto è un libro che coniuga al meglio un sacco di informazioni utili e interessanti con un modo di raccontare semplice, chiaro e diretto.
Ad esempio vi spiega da dove nasce il celeberrimo Comic Sans e perché ha avuto tutto questo successo negli anni ’90 o qual è la storia dell’Helvetica o ancora di Eric Gill, creatore di font come il Gill Sans e Perpetua e molto altro. La chicca finale è la tavola periodica dei font, classificati secondo diffusione, importanza e notorietà.
Se invece sei più interessato all’aspetto tecnico dei caratteri, di come essi siano strutturati e come lavorare in modo professionale con essi, allora nella tua biblioteca non può assolutamente mancare “Caratteri, testo e gabbia. Guida critica alla progettazione grafica” di Ellen Lupton. Il libro, con i suoi tre capitoli “la lettera”, “il testo” e “la gabbia”, è strutturato come un percorso progressivo verso la conoscenza e la capacità di utilizzare i font al meglio. Consigliatissimo!

Infine ecco un brevissimo elenco di articoli provenienti dalla blogosfera americana che surclassa nettamente in qualità informativa i blog italiani (eccetto Grafigata! 😉 ) e che quindi meritano di essere citati:
Choosing & Using Type – Daniel Will-Harris
The non-typographer’s guide to practical typeface selection – Cameron Moll
Best Practices of Combining Fonts – Douglas Bonneville – SmashingMagazine
“What Font Should I Use?”: Five Principles for Choosing and Using Typefaces – Dan Mayer – SmashingMagazine
Why choosing fonts is a battle between form and function – Steve Matteson – Creativebloq
Inoltre ho scritto anche l’articolo “Come abbinare i font” per parlare di quando si debbano scegliere non solo uno ma magari due o tre font nello stesso momento!
Conclusioni
Ok, anche questo articolo è concluso. Spero di averti dato informazioni utili e di averti fatto capire l’importanza della scelta del font in un qualsiasi progetto.
Ovviamente lo scegliere font è un processo complicato ma in ogni caso non arrenderti! Potrai avere 99 idee orribili o fallire 199 volte prima di ottenere quell’idea geniale che ti ripagherà per tutto il tempo “perso”. La scelta dei font, in particolare, è una cosa importante e impegnativa ma anche estremamente divertente per chi svolge questo compito con passione!
Alla prossima,
Lorenzo.

Fonte: Grafigata.com

TreD: Design Danza Disability, teatro e ballo in scena alla Triennale

“treD” Design Danza Disability è lo spettacolo di teatro-danza che dal 23 al 25 maggio andrà in scena al Teatro dell’Arte della Triennale di Milano.
Un appuntamento che rientra nel ricco calendario di eventi della XXI Esposizione Internazionale del 2016 dal titolo “21st century. Design after Design” ed è unico nel suo genere.
Nel tempio dello spazio e delle forme, infatti, si esibiranno i ballerini della Compagnia Dreamtime, composta da danzatori abili e disabili, insieme a danzatori – scaligeri e non – in una ricerca di nuove forme ed equilibri.
Lo spettacolo nasce dall’esperienza pluriennale del Festival Internazionale Dreamtime – giunto quest’anno alla sua ottava edizione – che in “treD” abbraccia la professionalità di danzatori scaligeri e non solo.
Madrina della Compagnia Dreamtime è Anna Maria Prina, icona internazionale della danza che per oltre trent’anni ha diretto la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. «Lo spettacolo “treD”_Design Danza Disability è il risultato di un processo di ricerca improvvisativa e di studio con corpi differenti. Il collettivo di danzatori mostra una danza fatta di relazioni e nuove capacita espressive di alto impatto emotivo», racconta madame Prina, che per l’occasione ha voluto al suo fianco alcuni tra i suoi migliori ex allievi: i danzatori classici scaligeri Emanuela Montanari, Christian Fagetti e Stefania Ballone, che cura anche la coreografia.
«Insieme a dieci danzatori abili e diversamente abili della Compagnia Dreamtime indaghiamo sul Design dell’anima così che un gesto, un velo e corpi differenti possono diventare soglie. La luce stessa, illuminando uno spazio oscuro – conclude Anna Maria Prina – può diventare porta».
La Compagnia Dreamtime è prodotta dall’Associazione culturale Viaggiatori dell’Anima di cui Paola Banone, danzaterapeuta, è fondatrice e presidente: «Solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile presentare in scena uno spettacolo simile, ma ci piace inseguire i sogni, raggiungerli e realizzarli», spiega entusiasta. «In questo progetto, la nostra ricerca improvvisativa in danza combina la precisione gestuale del danzatore classico con la poesia di corpi diversi. I risultati sono nuovi, imprevedibili e meravigliosi equilibri che non mancheranno di stupire il pubblico».
In “treD”_Design Danza Disability la scenografia minimalista è disegnata da Elisa Ossino con la ricerca fotografica di Franco Covi. Il racconto tecno-visivo è curato da Stefano Roveda. La forza suggestiva della musica di Julia Kent che apre e chiude la serata sarà accompagnata da brani di Philip Glass e Ezio Bosso e da un brano inedito di musica elettronica creta appositamente dal gruppo The GrOOming per la Compagnia Dreamtime. La supervisione registica è affidata a Michela Lucenti, direttore di balletto civile.

Fonte: Chiesadimilano.it

User Experience Design: le regole da seguire per i tuoi progetti digitali

Quali sono le regole da seguire per sviluppare un web design che favorisca la user experience? E quali gli errori che spesso commettiamo in fase di progettazione?
Per capirne di più intervistiamo Simone Giomi – UX Designer – docente del Corso Online in User Experience Design di Ninja Academy.
Durante il corso Simone ci insegnerà come progettare un web design incentrato sulle persone e sulla loro esperienza digitale, partendo proprio dallo scoprire come pensano, scelgono e vivono le persone per le quali stiamo progettando un determinato design.
Come descriveresti un esperto di Experience Design?
Lo definirei prima di tutto come un attento osservatore delle persone nel momento in cui cercano di portare a termine un’attività usando uno strumento tecnologico, sia esso digitale o meno. Inoltre un esperto di UX è anche un appassionato di comunicazione visuale e testuale consapevole che le interfacce sono luoghi di dialogo in cui il “sistema” e le persone che lo utilizzeranno si dovranno “parlare” con fluidità e senza fraintendimenti. Infine una definizione più di processo: l’UX designer è colui che all’interno di un progetto fa in modo che la realizzazione non prenda troppo il sopravvento sulla progettazione, colui che porterà avanti il motto “pensare prima di fare”.
Quali sono gli errori più comuni che vengono commessi e che compromettono la qualità della user experience?
Uno degli errori più comuni l’ho già detto poco sopra: sottovalutare la fase di progettazione a favore della smania della realizzazione.
Non serve pensare subito alla grafica (o peggio ancora alla scelta del tema) se prima non si sono chiariti bene obiettivi e finalità ultime dell’applicazione che stiamo per progettare.
Un’altra trappola da evitare è dare per scontata la propria identità online: il primo obiettivo di un sito o di una app è comunicare con chiarezza la propria offerta di valore (cosa posso fare con questo strumento?) e subito dopo conquistare la fiducia dell’utente (chi c’è dietro a questo prodotto?).
Infine una buona esperienza d’uso non può fare a meno di una certa cura per i dettagli: i prodotti che ci impressionano di più sono quelli che ci sorprendono in positivo e ci rimangono in mente anche solo per la presenza di un particolare che fa la differenza.
SEGUI LA FREE MASTERCLASS: Fai un check up al tuo sito e migliora l’usabilità
Puoi svelarci 3 regole che devono essere alla base di qualsiasi progetto di web design?
Regola numero 1: partire dagli utenti. È importante definire e comprendere il nostro target di riferimento attraverso un minimo di attività di user research. Certe volte anche una semplice survey online può rivelarci informazioni sorprendenti. È più facile di quel che sembra: per eseguire una buona indagine iniziale basta un banale modulo di Google Form.
Regola numero 2: pensare alla struttura. Dedicare tempo allo sviluppo di una buona architettura dell’informazione attraverso una una mappatura completa dei contenuti e delle funzionalità del sito. Da qui si parte per disegnare “l’alberatura”, una vista sinottica del sito utile anche per stabilire in anticipo la lista dei template di pagina da sviluppare.
Regola numero 3: chiamare le cose col nome giusto, ovvero prestare attenzione all’etichettatura dei contenuti. Capita spesso che ottimi contenuti e funzionalità siano comunicate in modo maldestro o semplicemente con nomi poco comprensibili per gli utenti. Meglio usare sempre un linguaggio semplice e dove necessario anche didascalico.
Mi permetto di aggiungere un quarto punto critico nei progetti di web design: il lavoro in team. Le tante sfaccettature del web design (content, visual, UX, copy, seo, sviluppo del codice) devono essere curate in parallelo. Quando le diverse competenze procedono a compartimenti stagni il fallimento è assicurato.
La validità di un progetto di web design è misurabile nel tempo?
Domanda non semplice a cui si deve rispondere: dipende! La variabile da tenere sotto controllo ma difficile da calcolare riguarda quanto il progetto potrà evolvere nel tempo. Questo vale specialmente per progetti molto innovativi e di start-up che rischiano di cambiare forma e obiettivi nel breve periodo.
In questo caso è dura eseguire una misurazione attendibile delle performance. Per progetti più tradizionali o verosimilmente più stabili (es. un magazine online, un eCommerce) certo che si può misurare la validità nel tempo: il trucco in questo caso è non cedere ai trend di design troppo modaioli e sforzarsi (è difficile lo so!) di concepire un mood visuale e di esperienza d’uso che sia allo stesso tempo fresco e “classico” insieme.
Come e quanto la funzionalità del web design può incidere sugli obiettivi del mio business?
La presenza online di un brand attraverso un sito o una app incide sopratutto sulla dimensione dell’identità di quel brand. In molti casi un sito web è come un biglietto da visita potenziato che permette di stabilire un primo contatto con i nostri clienti. A differenza del semplice biglietto da visita il sito permette di ottenere subito delle micro-conversioni che possono trasformare il nostro prospect in un visitatore più interessato e coinvolto, banalmente anche tramite una semplice iscrizione alla newsletter o uno share di un contenuto sui social network.
Un web design sbagliato, o anche solo poco azzeccato, porterà inevitabilmente risultati negativi sia in termini di brand awareness che di conversioni. Specialmente per i siti caratterizzati da molte funzionalità e interattività il ruolo di un web design usabile sarà determinante per raggiungere gli obiettivi di business.
Non c’è niente di più frustrante che trovare su Internet quello che ci interessa e che cercavamo da tempo e non riuscire ad “ottenerlo” (fruirlo correttamente) per colpa di una cattiva esperienza d’uso. Perdonatemi l’abusato luogo comune, ma sul web i competitor stanno davvero a pochi click di distanza e un utente deluso, oltre che perso, sarà un pessimo passaparola per la vostra reputazione. Il consiglio è quindi evitare un approccio al web design troppo leggero e pressappochista e munirsi fin dalle fasi iniziali del progetto di tutte le skill necessarie per realizzare una presenza online professionale e di qualità.
Scopri di più sul Corso Online in User Experience Design per progettare esperienze digitali in grado di facilitare le interazioni tra brand ed utenti. Il corso è in early booking a 249€ iva inclusa se ti iscrivi entro il 31 maggio 2016.

Fonte: Ninjamarketing.it

Bio-on: rivoluzione nel packaging alimentare. Il cartone del latte diventa bio.

I ricercatori Bio-on e dell’Università di Tampere (Finlandia) hanno realizzato il primo materiale che unisce carta e bioplastica pensato per il packaging alimentare del futuro. Ed è l’unico biodegradabile.
BOLOGNA Italia – TAMPERE Finlandia, 14 aprile 2016 – Immaginate un futuro, molto vicino, in cui il cartone del latte, del succo di frutta e di molti altri alimenti, sarà biodegradabile al 100%. Bio-on annuncia oggi un importante risultato ottenuto dalla nuova collaborazione con Tampere University of Technology Finlandia, uno dei più importanti centri al mondo per ricerca e innovazione nell’uso di carta e plastica per il packaging alimentare. Grazie ad un progetto congiunto nato nel 2015 sono stati realizzati per la prima volta contenitori tipo tetrapak unendo carta e bioplastica, in particolare il grado speciale EC (Extrusion Coating) del biopolimero Minerv PHA sviluppato da Bio-on.
Per raggiungere questo straordinario risultato i ricercatori dei due laboratori hanno sostituito il polietilene contenuto negli attuali imballaggi, mantenendo tutte le caratteristiche di impermeabilità, e per la prima volta nella storia è stato creato un materiale totalmente biodegradabile in natura e di origine rinnovabile che potrà essere smaltito nella raccolta differenziata in modo facile e sicuro.
Il progetto Minerv PHA Extrusion Coating, lanciato da Bio-on alla fine nel 2015, ha lo scopo di realizzare formulazioni specifiche, ecosostenibili e per la prima volta completamente biodegradabili, per realizzare accoppiati con carta senza l’utilizzo di pellicole, ma fondendo direttamente il bio polimero sulla carta attraverso un processo di estrusione senza rinunciare a funzionalità ed estetica del prodotto finale.
Basata sul rivoluzionario bio polimero Bio-on, biodegradabile in natura al 100% e già testato in decine di applicazioni, dall’automotive, al design fino al biomedicale; Minerv PHA EC (Extrusion Coating) è sicura e particolarmente adatta all’uso alimentare.
“Siamo estremamente felici di presentare questo importante prodotto nato dalla collaborazione con il Prof. Jurkka Kuusipalo della Tampere University of Technology Finlandia, che ha realizzato il più alto numero di sviluppi tecnologici nella storia del packaging alimentare del settore food&beverage – spiega Marco Astorri, Presidente di Bio-on S.p.A. – assieme dimostriamo che è possibile sviluppare nuove funzionalità nell’uso dei bio polimeri PHAs in decine di articoli”.
“È una grande sfida scientifica – dice il Prof. Kuusipalo della Tampere University of Technology Finlandia – poter creare nuovi prodotti con un materiale ecosostenibile di origine completamente naturale. Da oltre 20 anni analizzo e sperimento tutti i materiali plastici uniti a carta e cartoncino. Il grande interesse che sta vivendo il settore del packaging, ci impone nuovi traguardi per un “domani” totalmente ecosostenibile. Il PHAs realizzato da Bio-on è molto versatile e ci permettere di raggiungere prestazioni mai viste prima d’ora. Poterlo fare con prodotti completamente naturali ci porrà all’avanguardia della ricerca e sviluppo nei prossimi decenni”.
Le bio plastiche di Bio-on sono ottenute da fonti vegetali rinnovabili, anche di scarto, senza alcuna competizione con le filiere alimentari, e sono al 100% biodegradabili in natura.
“Abbiamo scelto di lavorare con Tampere University of Technology Finlandia – spiega Astorri – perchè molto orientati alla produzione industriale”.
Il progetto di ricerca e sviluppo industriale di Minerv PHA EC (extrusion coating) produce poliaccoppiato mediante estrusione del fuso polimerico di PHA direttamente sul substrato di carta o cartone, con successivo raffreddamento e consolidamento del film plastico mediante passaggio su rulli raffreddati (processo complessivamente denominato EXTRUSION COATING).

Fonte: finanza.lastampa.it

DgPrinter.it – un supporto per la stampa di volantini online

DgPrinter è la tipografia online che fa al caso tuo! È specializzata nella stampa di volantini su varie tipologie di carta e grammatura. Scegliendo tutte le caratteristiche del tuo flyer potrai personalizzarlo e promuovere al meglio la tua azienda. Decidi il formato e prosegui dandogli un aspetto prezioso sia per la vista che per il tatto scegliendo la tipologia di carta. In pochi passaggi il tuo volantino sarà pronto per essere inviato al nostro reparto grafico che procederà con la fase impiantistica. Per proteggere il tuo flyer dai danni dell’usura, seleziona la voce “plastificazione”; questo passaggio renderà il supporto più resistente nel tempo. DgPrinter ti mette a disposizione diverse tipologie di consegna e pagamento che ti permetteranno di scegliere come e quando ricevere la merce ordinata. Stampa volantini in vari formati con varie grammature di carta, tutte di qualità. La stampa è in quadricromia realizzata con macchinari professionali.

I 10 modi per alimentare la propria creatività – Studio 7AM Studio Grafico Padova

Nessun essere umano vorrebbe vivere nella routine. Tutti vorremmo invece sempre avere delle nuove sfide da affrontare per vivere una vita intensa e creativa. Non importa quanto possa sembrare contraddittorio, ma vivere creativamente è anch’essa una questione di abitudine ed è possibile rendere la propria vita più avvincente seguendo alcune semplici consigli.
1.Limita i tuoi strumenti al minimo indispensabile
Non scegliere la strada più facile o più comoda. Impegnati a portare a termine quello che stai facendo, usando solamente gli strumenti indispensabili per farlo. Rivaluta gli oggetti che ti circondano e pensa ad un nuovo utilizzo, una nuova funzione che possono avere.

2. Inventa delle storie
Guarda una fotografia o ancora meglio le persone che incroci per strada o sedute al bar e inventa su di loro una storia, su quello che fanno, da dove vengono e le loro passioni. Inventa delle persone che vedi in giro per la città una storia appassionante e piena di dettagli.

3. Combina due idee distinte
Scegli due oggetti a caso e descrivili in dettaglio. Come sono? A che cosa servono? Come sono fatti? Poi sostituisci un oggetto con la descrizione dell’altro. Come posso far sentire l’oggetto A come l’oggetto B? O che cosa fa l’oggetto B? Con questo allenamento imparerai a non dare per scontate anche le cose che per natura lo sono, e in questo modo sarai sempre più interessato e aperto ad osservare le cose che ti circondano.

4. Scrivi la stessa storia dal punto di vista di tre personaggi diversi
Prendi una penna e un foglio di carta…inventa una storia e scrivila tre volte con tre prospettive diverse. Come vivrebbero una stessa medesima circostanza tre personaggi completamente diversi tra loro? Non sorvolare nessun dettaglio che ti viene in mente.

5. Sii curioso e guarda il mondo come se fosse per la prima volta
Fai come i bambini quando si stupiscono delle cose che vedono, toccato, assaggiano. Non dare per scontato niente delle cose che ti circondano…o di cui ti circondi. Ogni cosa ha in se una bellezza che ti stupirà.

6. Non chiederti “perchè?” ma “perchè no?”
Non frenare le tue idee in partenza, ma sfidale e vai al fondo delle cose. Potresti restare sorpreso dalla risposta. Molto spesso, non esistono veri motivi per non fare qualcosa.

7. Canta sotto la doccia
Quando sei da solo o quando hai dei momenti liberi da impegni, esprimi la tua creatività nel modo più spontaneo che ti viene in mente. Canta, balla, corri, disegna, suona…

8. Viaggia
Viaggia…visita posti nuovi…vai oltre i confini in cui si parla una lingua che non è la tua. Fallo da solo e senza pianificare nel dettaglio ogni cosa. Lasciati appassionare dagli incontri, dagli sguardi, da posti, cibi e culture.

9. Prenditi dei rischi
Non fare sempre la scelta più comoda o più facile. Sfida i tuoi limiti. Prenditi dei piccoli o grandi rischi, su qualcosa a cui tieni e che intuisci ti possa portare da qualche parte, anche se con alcuni sacrifici apparentemente insormontabili.

10. Esci con amici, conoscenti o anche gente estranea
Quando la sera sei annoiato e nullafacente non chiuderti in casa ma esci…passa del tempo con delle persone…amici, conoscenti o anche no…bevi qualche buon bicchiere di vino…interagisci…scambia idee e opinioni…anche e soprattutto con chi, quelle opinioni, le ha diverse dalle tue.

Fonte: Studio7Am.It

TRUEVIS VG-640 E VG-540: IL FUTURO DELLA STAMPA&TAGLIO

Tecnologia di ultima generazione progettata ascoltando le necessità degli utenti
Roland DG presenta il nuovo brand TrueVIS, lanciando sul mercato la serie VG. Due i modelli: VG-540 con luce di stampa da 137 cm e VG-640 con luce di stampa da 160 cm.
La serie VG utilizza la tecnologia stampa&taglio più avanzata di sempre. Yuko Maeda, Division President della Roland DG Business development unit, afferma: “Volevamo offrire una soluzione innovativa, per dare alle aziende che operano nel settore della comunicazione visiva la flessibilità produttiva per realizzare diverse applicazioni: grafiche sagomate per uso interno o esterno, car wrapping, sticker, etichette, decorazione d’interni, abbigliamento, accessori, vetri, vetrine e altro ancora”.
Progettate ascoltando le necessità degli utenti
Tante le novità hardware e software racchiuse da un design solido e robusto, che minimizza le vibrazioni.
4 teste di stampa FlexFire di ultima generazione, sviluppate da Roland DG. Precisione della goccia a 3 dimensioni per ampi passaggi di colore, immagini d’impatto e tinte uniformi. Inchiostri TrueVIS in pratiche sacche da 500cc, studiati per migliorare il binomio teste-inchiostri.
VG-640 e VG-540 sono disponibili in tre diverse configurazioni inchiostro: doppia quadricromia (CMYK), 7 colori (CMYKLcLmLk) e 8 colori (CMYKLcLmLk+Wh*). Nella modalità doppia quadricromia si può disporre di 1 litro per colore, per stampare in continuo alti volumi di produzione.
La Maeda precisa: “Con le teste FlexFire e gli inchiostri TrueVIS, gli operatori possono ottenere stampe di qualità con diverse velocità produttive: da 10,6 m2/h nella modalità High Quality su vinile a 34,8 m2/h su banner in doppia quadricromia**”.
La serie TrueVIS VG utilizza il software RIP VersaWorks™ Dual. Potente e intuitivo, elabora file PostScript e PDF per migliorare la gestione di livelli e trasparenze. Anche la tecnologia di taglio è stata completamente rivisitata. Carrello e porta lama di nuova concezione garantiscono forza e precisione, per lavorare materiali con diverso spessore. Le funzioni avanzate di taglio perforato e taglio ripetuto assicurano lavori precisi e accurati ogni volta.
Su TrueVIS tutto può essere gestito in remoto. Oltre al classico pannello di controllo, con Roland DG Mobile Panel si possono gestire tutte le funzioni principali direttamente da smartphone o tablet***, tramite bluetooth. Compatibile sia con dispositivi iOS che Android, una ricca interfaccia permette di gestire in remoto: impostazione dei lavori, aggiornamenti sullo stato delle code di stampa, test printing e cleaning. Un sistema d’illuminazione LED permette di verificare la qualità dei risultati in fase di stampa e migliora la visibilità delle operazioni di manutenzione.
La filosofia TrueVIS
Roland DG ha introdotto la tecnologia stampa&taglio a getto d’inchiostro più di 10 anni fa: TrueVIS è un vero e proprio salto in avanti.
La Maeda spiega la filosofia del nuovo brand: “Le esigenze degli operatori cambiano continuamente. Come leader di mercato pensavamo fosse arrivato il momento di una nuova evoluzione per soddisfare queste necessità. Il brand TrueVIS sintetizza i concetti di potenza e precisione. La sigla VIS racchiude le parole Vision e Visual, la vera anima di questa periferica”.
Conclude la Maeda: “Grazie alle tante caratteristiche innovative della serie VG e servizi fondamentali come Roland DG Care, Roland DG Academy e Roland DG Creative Center, le aziende e gli operatori della comunicazione visiva potranno raggiungere nuovi importanti traguardi”.
Per ulteriori informazioni sulla nuova serie TrueVIS VG-640 e VG-540 rolanddg.it

Fonte: ExpoStampa.it

La tavoletta luminosa a Led per riprodurre ogni disegno

L4S Light Box è una tavoletta retroilluminata che permette di ricopiare in modo facile e veloce ogni disegno. Piccola e potente è dotata di illuminazione Led e non stanca la vista
I dispositivi tecnologici possono essere molto utili, anche per chi coltiva la passione del disegno. Come la tavoletta luminosa L4S Light Box che, retroilluminando in modo uniforme un’immagine, che si tratti di una fotografia o di un disegno, permette di ricalcarne tutti i tratti in modo facile e veloce, garantendo un’estrema precisione per ciò che riguarda i dettagli.
Prodotta dall’azienda Huion, con sede in Cina, offre un’area attiva di 21 x 31 centimetri (più o meno le dimensioni di un foglio A4), contenuta in una pack dalle dimensioni contenute: 36 x 27 centimetri, con uno spessore molto ridotto, che misura solo 5,1 millimetri, e un peso altrettanto contenuto, pari a 550 grammi. Caratteristiche che la rendono anche comoda da portare con sé durante gli spostamenti.
Il piano di lavoro realizzato con pannelli in acrilico, è illuminato da dispositivi Led che garantiscono un’omogenea distribuzione della luce su tutta la superficie, che ne fanno uno strumento molto versatile, ideale ad esempio anche per ricalcare schizzi, stencil, lavori per cucito. Ad assicurare la massima precisione del lavoro, contribuiscono anche le tarature in centimetri, poste sulla parte superiore e su quella sinistra del dispositivo.
La L4S Light Box consente anche di regolare la luminosità, fino a un massimo di 1.500 lux, tramite un interruttore touch, in modo da tarare l’intensità della luce a seconda delle esigenze. Per maggiore comodità la luminosità dell’ultimo utilizzo viene memorizzata, in modo che quando la tavoletta luminosa viene accesa si trovi già impostata come è stata lasciata.
Piccola, ma potente, la tavoletta luminosa è stata progettata da Hunion con una tecnologia che protegge la vista, in modo da evitare che gli occhi si stanchino anche dopo lunghe ore di attività.
Si carica tramite collegamento USB (il cavo è incluso nella confezione) in modo da permettere di ricaricarla sia tramite caricatore a muro sia collegandola a un Pc.

Fonte: Creiamo.news

Lombardia: un Brand, una promessa

Storia, teatro, architettura, ville musei, pinacoteche e poi chiese, basiliche e convegni ma anche kitesurfing, windsurfing ed escursionismo. Queste sono le parole chiavi, i tag di interesse, che compaiono sulla pagina di Google quando gli si domandano informazioni riguardo il turismo in Lombardia, caratterizzato, come emerge, di specifiche esigenze, attività e aspettative.
Expo ha portato in tanti ambienti ottimismo e soddosfazione ed è stato anche il conclamato successo dell’evento che ha portato il presidente della regione Roberto Maroni a proclamare “l’Anno del Turismo Lombardo“, che inizierà il 29 maggio, giorno della “Festa della Lombardia”. L’esperienza della grande esposizione, come afferma Maroni, ha fatto si che si siano stretti nuovi e migliori rapporti tra tutte le città lombarde, e il periodo è dunque fecondo per valorizzare a aumentare in modo sincronizzato l’attività del territorio. Per far svettare il marchio Lombardia, la Regione ha deciso per un investimento complessivo di 60 milioni da distribuire in 366 giorni di iniziative volte alla promozione delle eccellenze lombarde “classiche”, dai laghi, alle città d’arte, fino alla gastronomia, ma anche per dare una spinta ad ambiti con grande potenziale ma meno conosciuti come il cicloturismo, il turismo religioso, quello enogastronomico e quello legato alle città d’arte e alla riscperta delle “vie della Fede”.
Sembra il periodo giusto per investire nel turismo della Lombardia anche analizzando i dati forniti dall’ISTAT. Infatti, per il quinto anno consecutivo, il turismo in Lombardia, seguendo la scia di tendenza internazionale ed europea, continua a crescere. Dal 2000 ad oggi gli arrivi turistici si sono caratterizzati da un aumento del tasso annuo del 4,8%, e del 2,9% per quando riguarda le presenze. Dopo un rallentamento durante i primi due anni di crisi, i pernottamenti sono cresciuti in maniera significativa sopratutto grazie agli stranieri che hanno fatto registrare un +32% nel periodo 2008-2014, da affiancarsi ad un +8,5% del turismo nazionale.
La regione dei laghi interessa non solo turisiti, ma anche artisti, che a loro volta aumentano di riflesso l’attrattiva verso questi luoghi. Christo torna in Italia con “The Floating Piers” un’installazione che collegherà isole e terraferma sul lago d’Iseo. 200.000 cubi in polietilene ad alta intensità e 70.000 metri quadrati di tessuto a trama fitta formeranno un percorso pedonale lungo oltre tre chilometri. Gli hotel della zona hanno già alzato i prezzi nel periodo in cui sarà disponibile l’installazione (dal 18 giugno al 3 luglio) prevedendo una forte domanda e dunque un periodo prospero. E c’è da aspettarsi che, anche questa volta, la triade arte natura e innovazione faccia breccia.

Fonte: UrbanoCreativoNews.it

Il Micro tornio per grandi modellisti

Il Micro tornio DB 250 dell’azienda tedesca Proxxon è uno strumento ideale per il modellismo. Può lavorare pezzi in legno, plastica e cera fino a 50 mm di diametro, ed è dotato di un sistema elettronico per la regolazione in continuo dei giri del motore
Robusto, preciso e versatile. Ha tutte le caratteristiche che lo rendono un ottimo strumento per i lavori di modellismo il Micro tornio DB 250. Del resto è progettato e prodotto dall’azienda tedesca Proxxon, che vanta oltre 30 anni di esperienza nello sviluppo di utensili e prodotti per l’hobbistica di precisione.
Come tutti i prodotti della casa tedesca, anche questo piccolo tornio, che misura 55 x 15,5 x 10 centimetri, è silenzioso, non vibra, in modo da garantire la massima di precisione nei lavori più accurati, ed è realizzato con materiali di alta qualità che ne assicurano la durata nel tempo e la capacità di sopportare ore e ore di impiego. Ore e ore durante le quali ci si può divertire a lavorare e creare piccoli oggetti in legno per il modellismo, dai componenti delle case delle bambole ai tondini per l’alberatura delle navi, ma anche manufatti realizzati in materie plastiche o cera.
Tutto ciò grazie ad alcune soluzioni adottate, come il potente motore da 100 W di cui, inoltre, è possibile regolare in continuo il numero di giri da 1.000 a 5.000 al minuto, o come il comodo supporto poggia utensili, registrabile in altezza e in tutte le posizioni.
Aspetto da sottolineare è che la regolazione elettronica dei giri del motore consente anche di utilizzare la macchina per colorare in modo quasi automatico: basta infatti ridurre i giri e tenere il pennello in mano per pitturare un qualsiasi pezzo, mentre questo viene fatto ruotare (vedi immagine a fianco).
Altra soluzione interessante è l’asse motore montato sui cuscinetti a sfera, con foro passante di 10 millimetri, in quanto consente la produzione di pezzi di piccoli dimensioni in serie. La larghezza tra le punte è di 250 millimetri, la loro altezza è di 40 millimetri, mentre la corsa del cannotto di controtesta è di 20 millimetri.
Capace di lavorare pezzi con diametro massimo di 50 millimetri (utilizzando il trascinatore in dotazione), il Micro tornio è dotato di un bancale resistente realizzato in profilati di alluminio, e viene fornito con contropunta girevole e trascinatore a 4 punte (con punta di centraggio e gambo da 10 millimetri), sei pinze di serraggio, con diametro da 2,3,4,6,8 e 10 millimetri, e una piattaforma per i pezzi più grandi.

Fonte: Creiamo.News